programmare i suoni per i ilve

Salve a tutti, è da tempo che ho l'idea di aprire un post sulle problematiche relative alla programmazione quando si suona dal vivo con un gruppo. In realtà il mio vuol essere più un modo per condividere e confrontare opinioni e soluzioni adottate, in base alle esperienze personali.
Dunque, credo che prima di tutto sia importante, rendersi conto che si è parte integrante di un insieme e ciò implica imparare ad ascoltare le parti degli altri e in alcuni casi memorizzarle; questo perchè può capitare che il tastierista, avendo un funzione polivalente nel contesto musicale, sia a volte parte melodica, a volte armonica, a volte ritmica e di conseguenza potrebbe sentire l'esigenza di isolare con il proprio orecchio o la batteria, o la chitarra, o la voce, raramente il basso (certo poi dipende dal genere musicale, ma qui ci limitiamo ad una discussione di più ampio raggio). Ne deriva che ogni volta il suono che si programma ha una resa diversa a seconda della parte musicale da eseugire.
Premesso questo credo che sia doveroso per un tastierista l'essere cosciente a livello uditivo delle frequenze che dovrà occupare per poter riempire il sound del gruppo. é come un panino, la mortadella (o la bologna come si dice a Nord) in genere la mettiamo fra le due fette di pane e non sopra le due fette di pane. Il tastierista quindi deve acquisire la capacità di riconoscere le frequenze adatte, ancor prima di essere nel gruppo. In genere il tastierista viaggia su frequenze medio alte, indipendentemente dal timbro o suono scelto.....se decidessi di usare un basso elettrico nel mio suono, cmq lo farei utilizzando frequenze medie.
Un 'altra caratteristica a cui tengo molto nella programmazione live è la veridicità timbrica in contrasto con la particolarità e definizione timbrica: dal mio punto di vista è più funzionale un suono semplice ma concreto, piuttosto che un suono definito nei particolari ma con un scarsa resa e impatto live. Questo perchè come ho scritto sopra, il tastierista in live viaggia su determinate frequenze entro il quale deve esprimersi completamente....se usiamo troppi dettagli, rischiamo di creare suoni completi ma del quale poi percepiremo solo metà.
La dinamicain live deve essere massimmizzata (dove è richiesto)...rende sicuramente un timbro più vero e versatile, in genere in live si potrebbe avere una risposta diversa della dinamica,....è opportuno controllare questa caratteristica. Il fine ultimo dovrebbe essere quello di comunicare la sensazione di suonare qualcosa di vero che viene direttamente dalle nostre dita....un suono privo di dinamica è dal mio punto di vista povero (sempre parlando in generale).
Inoltre è importante affidarsi ai sensi per tirare giù qualcosa di bello, qualcosa che ci soddisfi a pieno e che possa trovare piacere anche negli altri.
questa breve introduzione, vuole essere uno spunto per chi è interessato all'argomento.....sarebbe bello approfondire poi il discorso, per ogni tipologia di suono
Dunque, credo che prima di tutto sia importante, rendersi conto che si è parte integrante di un insieme e ciò implica imparare ad ascoltare le parti degli altri e in alcuni casi memorizzarle; questo perchè può capitare che il tastierista, avendo un funzione polivalente nel contesto musicale, sia a volte parte melodica, a volte armonica, a volte ritmica e di conseguenza potrebbe sentire l'esigenza di isolare con il proprio orecchio o la batteria, o la chitarra, o la voce, raramente il basso (certo poi dipende dal genere musicale, ma qui ci limitiamo ad una discussione di più ampio raggio). Ne deriva che ogni volta il suono che si programma ha una resa diversa a seconda della parte musicale da eseugire.
Premesso questo credo che sia doveroso per un tastierista l'essere cosciente a livello uditivo delle frequenze che dovrà occupare per poter riempire il sound del gruppo. é come un panino, la mortadella (o la bologna come si dice a Nord) in genere la mettiamo fra le due fette di pane e non sopra le due fette di pane. Il tastierista quindi deve acquisire la capacità di riconoscere le frequenze adatte, ancor prima di essere nel gruppo. In genere il tastierista viaggia su frequenze medio alte, indipendentemente dal timbro o suono scelto.....se decidessi di usare un basso elettrico nel mio suono, cmq lo farei utilizzando frequenze medie.
Un 'altra caratteristica a cui tengo molto nella programmazione live è la veridicità timbrica in contrasto con la particolarità e definizione timbrica: dal mio punto di vista è più funzionale un suono semplice ma concreto, piuttosto che un suono definito nei particolari ma con un scarsa resa e impatto live. Questo perchè come ho scritto sopra, il tastierista in live viaggia su determinate frequenze entro il quale deve esprimersi completamente....se usiamo troppi dettagli, rischiamo di creare suoni completi ma del quale poi percepiremo solo metà.
La dinamicain live deve essere massimmizzata (dove è richiesto)...rende sicuramente un timbro più vero e versatile, in genere in live si potrebbe avere una risposta diversa della dinamica,....è opportuno controllare questa caratteristica. Il fine ultimo dovrebbe essere quello di comunicare la sensazione di suonare qualcosa di vero che viene direttamente dalle nostre dita....un suono privo di dinamica è dal mio punto di vista povero (sempre parlando in generale).
Inoltre è importante affidarsi ai sensi per tirare giù qualcosa di bello, qualcosa che ci soddisfi a pieno e che possa trovare piacere anche negli altri.
questa breve introduzione, vuole essere uno spunto per chi è interessato all'argomento.....sarebbe bello approfondire poi il discorso, per ogni tipologia di suono